La speculazione finanziaria è uno dei grandi mali del nostro secolo, perché scollega la ricchezza dall’economia reale, dalle relazioni tra le persone e da uno sviluppo sostenibile.
In Italia e nel mondo sono molte le realtà che si impegnano per diffondere la cultura di un sistema finanziario in cui il denaro torni ad essere uno strumento al servizio dei bisogni economici reali e non oggetto di profitto e speculazione.
Tra esse l’associazione culturale Jak Italia, nata a Firenze nove anni fa su ispirazione del modello della banca svedese JakMedslembank. La filosofia che guida l’azione di questa banca è il superamento del dogma del tasso di interesse. Modelli matematico-economici realizzati da economisti svedesi e tedeschi (Margrit Kennedy in testa) evidenziano infatti che circa l’80% delle persone paga in media di interessi più di quanto riceva.
Jak Italia è il frutto di un’iniziativa locale, che si è sviluppata grazie all’impegno volontario dei soci con l’obiettivo di formare una rete di persone e di realtà sul territorio nazionale che consenta di costituire quella massa critica che possa raggiungere la solidità e la qualità necessarie per permettere di realizzare un progetto bancario “free-interest”.
Jak Italia è uno dei nostri partner, insieme abbiamo organizzato alcuni momenti di approfondimento sui temi della finanza etica e della mutualità, come lo scorso marzo nell’ambito di Fa’ la cosa giusta! Milano.
A questo link, un approfondimento dell’incontro dal titolo “Assicurare un rischio o assicurasi un profitto?”.
Abbiamo rivolto alcune domande a Giancarlo Cioli, Presidente dell’Associazione:
Com’è cambiata la sensibilità della gente verso i vostri temi in questi otto anni di attività?
La crisi economica di questo decennio ha sicuramente acuito la coscienza critica delle persone verso il tema della finanza ed il rapporto col denaro. Permane tuttavia una profonda difficoltà nell’affrontare temi da prospettive del tutto nuove e profondamente critiche nei confronti dello “status quo”, che cresce proporzionalmente all’avanzare dell’età degli interlocutori.Quali obiettivi e sinergie in comune con il Consorzio CAES?
Con Caes, oltre alla convenzione riservata ai nostri soci per i prodotti assicurativi, si è aperto un percorso di approfondimento riguardante l’aspetto finanziario in ambito assicurativo. Ci siamo infatti resi conto che i grandi gruppi assicurativi, nella ricerca sempre più spasmodica del profitto, stiano spostando il loro target verso prodotti a sempre maggiore “tasso finanziario” e di rischio. Questo approfondimento ha avuto un primo momento pubblico alla fiera “Fa la cosa giusta” 2016, a Milano, ma contiamo di portarlo avanti anche in altri contesti.I progetti futuri?
La nostra associazione, accanto agli eventi formativi e divulgativi che continua ad organizzare, ha formulato un paio di ipotesi concrete da sviluppare in termini di sperimentazione di finanza “free-interest”. Si tratta di due studi distinti condotti da giovani studenti universitari, la cui sorte è legata in parte al progetto di riforma del TUB in corso alla Commissione Finanze della Camera.