Tutti sanno che quando si fa un concorso può capitare che non tutti i premi vengano ritirati. Non tutti sanno invece che ogni concorso a premi prevede -per legge- che i premi non assegnati debbano essere devoluti a una onlus da indicare nel regolamento depositato al Ministero (MISE). Lo scorso anno il Gruppo Assimoco ha indetto i due concorsi “Rinnovi Auto Assimoco 2017”, e “Assimoco National Challenge 2017 – Agenzie e Banche” e oggi ha deciso di donare i premi non ritirati a 3 onlus, alla cui scelta ha contribuito anche CAES – Consorzio Assicurativo Etico Solidale.
In particolare, la cooperativa Sociale PROGETTO PERSONA, nata dalla fusione tra A Piccoli Passi e I percorsi, è una realtà che vuole rispondere alle necessità delle disabilità e della fragilità, con soluzioni che non sono mai standardizzate ma studiate caso per caso.
Riassumere in poche righe le attività della cooperativa -spiegano da Assimoco- è impossibile e abbiamo preferito concentrarci su un ambito che ci ha colpito: le persone con disabilità acquisite nell’età adulta che sono soggetto e oggetto di uno degli impegni principali di Progetto Persona.
In effetti la cooperativa ha creato servizi rivolti in modo specifico alle persone con disabilità acquisita, realizzando due centri diurni, il Centro Diurno Disabili Ciak2 e il Centro Socio Educativo PitStop, due Microcomunità Residenziali oltre a organizzare vacanze assistite e assistenza domiciliare dedicate.
La cooperativa Sociale IL PROGETTO invece è nata a Castellanza nel 1987 e oggi, attraverso il servizio della Comunità terapeutica, svolge senza lucro attività finalizzate all’accoglienza di persone in particolari condizioni di bisogno.
Il mandato principale della Comunità -sottolinea Assimoco- è essere un luogo di accoglienza e di condivisione del bisogno, valorizzando autonomia e responsabilità di ciascuna persona. Il principio di responsabilità, alla base della missione, implica che la cooperativa e gli operatori che la compongono partecipino concretamente alla costruzione del bene comune basandosi sui principi di sussidiarietà e integrazione.
A oggi sono state accolte quasi mille persone e moltissimi sono i progetti: la falegnameria e la vendita di arredamento con materiali di riciclo, il recupero di libri e giochi, l’orto solidale, il recupero e la vendita di abbigliamento smaltito nella GDO, le Borse Lavoro istituite con imprese locali, la Riciclofficina per il recupero di biciclette, la collaborazione con altre cooperative e moltissime altre attività che in questi 30 anni di impegno hanno visto Gianmario Quaglia, Presidente della Cooperativa, con tutti i collaboratori e volontari in prima linea per affrontare il presente di ciascuno e accogliere un futuro sempre migliore per tutti.
Infine, AIUT ALPIN DOLOMITES è l’associazione che dal 1987 ha ereditato una lunga storia di soccorso alpino iniziata già nell’800 e che aumentò a partire dagli anni Cinquanta quando l’alpinismo dolomitico divenne fenomeno di massa. È attualmente formata da 17 squadre di soccorso: ogni equipaggio è composto da pilota, vericellista, medico anestesista rianimatore ed elisocorritore, con l’aggiunta in inverno di un cinofilo pronto a intervenire con il suo cane da valanga che resta a disposizione alla base operativa dell’associazione. Normalmente l’elicottero interviene in soli 10 minuti di volo per emergenze in montagna e sulle piste di sci nelle zone dolomitiche confinanti. Interviene inoltre su chiamata delle centrali di soccorso 112 delle province di Bolzano, Trento e Belluno per interventi su strada, per emergenze sanitarie, incidenti sul lavoro e per il trasporto di pazienti da ospedale a ospedale sia in Italia sia all’estero.
Per rendersi conto della ponderosa attività dell’Associazione -spiega Assimoco-, è sufficiente l’estratto di un’ANSA del 15 ottobre 2018: “L’Aiut Alpin Dolomites ha concluso la stagione estiva con un sostanziale aumento degli interventi, che rispetto all’anno scorso sono saliti da 421 a 467. L’Aiut Alpin si è alzato in volo 411 volte per interventi in Alto Adige, 23 volte per intervenire in Trentino, 31 volte nel Bellunese e una volta anche in Provincia di Brescia.”.